Sono passati due anni da quando, passeggiando nel parco della Palazzina Liberty Dario Fo e Franca Rame, ho fatto un sogno a occhi aperti che adesso porta il nome di “The Sleeping Muse” e che sono commossa di aver potuto portare alla luce. Mi auguro che viva sempre così come in libertà come mi apparve la prima volta.
A distanza di un palco e un leggio.
Niente di più.
Una donna sola che porta su di sé lo specchio del mondo. È la voce del coro che si fa corpo davanti all’orecchio di chi ascolta.
Ho aperto i miei spartiti, e ho letto così le parole per la prima volta.
Come un’orchestra in un unico corpo, i suoni sono all’unisono di tutti.
Il canto che senti è vivo senza costruzioni, invisibile strumento di una plurale catarsi.
Il mondo onirico che ascolti sono le nostre paure, gioie, ossessioni, storie; i nostri ricordi e simboli…
I testi trasformarti estemporaneamente in varie melodie sono i sogni di un coro che ha scelto di condividerli nel tempo attraverso un format online.
Se l’incipit è stato un volto in bronzo a occhi chiusi di Reverie dormiente, con innesto di rosa, l’opera finale che realizzerò sarà una traccia comune e libera: il coro di sogni sarà poesia del Tempo.
Mentre la Musa si sta addormentando, il suo occhio si chiude e il suo sognare si trasforma in realtà…
Vi lascio al video e a una promessa intangibile,
vostra Reverie
Con voce grata:
Mariella, Agnese e Alessandro, Irene e Serena, Fondazione Mudima, Raffaella, Comune di Milano, Paola e Silvia, PCM Studio, Alessandra, Massimo, Marco, Letizia, Fabio, tutto il pubblico presente, chi ha partecipato a “coro di sogni” e chi vorrà continuare ad ascoltare…