Sono arrivata a Roma due giorni dopo il compleanno di mio padre,
Quasi due settimane dopo la morte di un mio caro
Per scoprire che proprio questo giorno sarebbe diventato da ricordare
Per me e per nessun altro.
Conserverò gelosa:
Il mio arrivo in anticipo al campanello tra confetti dorati;
La leggenda di uno schiaffo di un innamorato dell’Arte;
Il saluto con una villa “lontana”;
Una “scorribanda” che non rende merito alla sua storia,
Forse una delusione per chi la storia l’ha fatta non certo una morte né una rinascita.
Un riconoscimento blu rimandato a dopo il 5 febbraio mi ha fatto sorridere,
Una foto intrisa di blu e argento sotto un monumentale “serpentone” ha intrattenuto i presenti:
Abbiamo mostrato il Giano.
La mia rosa in bronzo che di solito aveva sempre fatto soffrire il mio collo non era mai stata così leggera.
Ricorderò la fuga.
Ho visto Roma di notte illuminarsi.
Ho mangiato carciofi amici in compagnia di un Anima immensa.
Ho passeggiato sbagliando strada dall’emozione.
Non ho dormito,
E mi sono persa l’alba.
Per ritrovare poi una nuova fonte dopo un sogno mancato di cavallucci dorati.
Sono giorni che rifletto sulla fine, della vita e soprattutto di un’identità.
Non si scompare mai oppure si può pirandellianamente uccidere la propria traccia.
Se il mio battesimo l’ho ufficialmente celebrato lo scorso marzo,
È solo adesso che sta uscendo allo scoperto la pura Reverie.
A presto, mamma Roma.